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Irlanda del Nord: al lavoro per la pace

03/08/2023

Giornalista:

Amanda Ferguson

Fotografa:

Bernadette McAllister

Per 30 anni, l'Irlanda del Nord è stata teatro di violenti scontri tra unionistɜ favorevoli a rimanere nel Regno Unito, in maggioranza protestanti, e repubblicanɜ, in gran parte cattolicɜ, a favore di una riunificazione delle due Irlande. È in questa epoca tormentata che Peter Sheridan è diventato un poliziotto. Oggi, sebbene la Brexit abbia fatto esplodere alcune tensioni, è convinto che l'economia e la cooperazione siano le chiavi di un futuro migliore, al nord così come al sud della frontiera.

All’età di 16 anni, sono stati i consigli di un prete cattolico a indirizzare Peter Sheridan verso una lunga carriera nella polizia. Quando è andato in pensione, più di tre decenni dopo, faticava a credere che il passaggio ai processi di peacebuilding fosse “lontano un milione di miglia” dalla sua precedente carriera. E non c’è da stupirsi, sapendo in quale luogo e in quale periodo indossava l’uniforme.

I “Troubles” in polizia

Il sessantatreenne che ora trasporta scatoloni nella nuova sede dell’ONG Cooperation Ireland a Belfast ha prestato servizio in Irlanda del Nord durante e subito dopo i Troubles, il conflitto trentennale, settario e violento, che ha opposto i corpi paramilitari repubblicani irlandesi e quelli lealisti britannici e alcune forze statali del Regno Unito. In gioco, c’era lo status dell’Irlanda del Nord e la discriminazione contro la minoranza cattolica. Il conflitto ha causato oltre 3.500 mortɜ e migliaia di feritɜ, e si è concluso ufficialmente nel 1998 con la firma dell’Accordo del Venerdì Santo.

"Nel 1976, se il tuo insegnante ti diceva di fare qualcosa, la facevi. A maggior ragione se era un prete."

Perché un adolescente cattolico, all’epoca interessato alle ragazze del posto e tifosissimo della superstar del calcio George Best, voleva fare il poliziotto in una giurisdizione in conflitto come l’Irlanda del Nord? In mezzo a decine di scatole, Peter spiega il suo percorso dalla polizia al peacebuilding in modo molto semplice: “Ci sono finito in mezzo. Il mio insegnante di orientamento professionale era anche il mio insegnante di irlandese. Un prete cattolico della contea di Monaghan. O si voleva liberare di me o era un visionario. Mi disse di entrare nei cadetti della polizia. Nel 1976, se il tuo insegnante ti diceva di fare qualcosa, la facevi. A maggior ragione se era un prete”.

  • Dopo aver fatto il poliziotto per vent'anni nelle strade di Derry, Peter Sheridans si trova davanti alla nuova sede di Cooperation Ireland a Belfast. © Bernadette McAllister

All’epoca, la Met Police (la polizia metropolitana del Regno Unito) in Gran Bretagna non stava reclutando e l’An Garda Síochána, il servizio di polizia della Repubblica d’Irlanda, non rispose alla sua candidatura. Così Peter si unì alla Royal Ulster Constabulary (RUC, il corpo di polizia federale dell’Irlanda del Nord) nel 1976 e poi al Police Service of Northern Ireland (PSNI) – un corpo creato nel 2001 dopo l’Accordo del Venerdì Santo, poiché era stata riconosciuta la necessità di riformare la polizia nella regione.

Peter ricorda che all'epoca sua nonna disse: "Se è nato per essere fucilato, non verrà mai annegato"

Riguardo ai possibili pericoli che avrebbe corso entrando in polizia negli anni ’70 – lɜ poliziottɜ erano vistɜ da alcune persone come bersagli legittimi per l’Esercito Repubblicano Irlandese (IRA) e da altrɜ paramilitari – Peter ricorda che all’epoca sua nonna disse: “Se è nato per essere fucilato, non annegherà mai”. Il nipote, oggi sessantatreenne, spiega: “Lei diceva essenzialmente che se è destino, è destino, e dopo 32 anni, il tempo le ha dato ragione”.

Peter è stato di stanza a Derry – la seconda città dell’Irlanda del Nord, nonché il luogo dove si è svolto il tragico “Bloody Sunday” – dal 1978 al 2003. Si può quindi dire che la maggior parte della sua carriera si sia svolta tra sparatorie e attentati quotidiani, che hanno causato migliaia di morti e ancor più feriti. Il trauma di quel periodo, e il trauma intergenerazionale che ne è derivato, è ancora oggi molto sentito. Peter è molto onesto nel descrivere la realtà del lavoro in polizia in un luogo diviso durante un momento di conflitto: “A 16 anni ero ingenuo. Non era, quello, il mestiere che mi aspettavo di fare in polizia. Non capivo bene i risvolti politici di ciò che stava accadendo”.

Essere una minoranza nella polizia

Al momento del pensionamento dalla PSNI, nel 2008, Peter Sheridan era Assistant Chief Constable, l’ufficiale cattolico di grado più elevato in una società con un rapporto estremamente complicato con la polizia. Affinché ogni parte della società abbia fiducia nell’autorità, le forze di polizia devono riflettere la comunità che servono, cosa che all’epoca non accadeva affatto. Secondo il censimento dell’Irlanda del Nord del 2021, il 42,3% del Paese si identifica come cattolico e il 37,3% come protestante o altra confessione cristiana, e lɜ agenti di polizia cattolicɜ rappresentano oggi circa un terzo della forza lavoro, mentre due decenni fa erano solo il 5%.

"Negli anni '80 le guardie intercettarono un piano per mettere una bomba sotto la mia auto"

Appartenere a una minoranza nella polizia e non voler perdere la propria identità è stato un tema costante nella carriera di Peter. Ricorda che: “Ero in un’organizzazione con una cultura protestante al 95%. Le persone potevano perdere la loro identità o la loro fede, e io non volevo farlo”.

Ma in seguito a una delle occasioni in cui Peter venne minacciato in maniera diretta, capì che non poteva continuare a partecipare alla sua abituale messa della domenica. “Negli anni ’80 le guardie intercettarono un piano per mettere una bomba sotto la mia auto. Andai a trovare il vescovo Daly (il vescovo di Derry tra il 1974 e il 1993, ndr.) e mi disse che potevo andare a Messa in qualsiasi giorno della settimana”, ricorda. Così l’ufficiale di polizia cattolico irlandese finì per andare al campo dell’esercito britannico la domenica. Così, pur essendo un membro della RUC, l’agente è riuscito a preservare la sua identità e la sua cultura, svolgendo contemporaneamente il suo lavoro.

  • Nei nuovi uffici, tutto è ancora nelle scatole, tranne questo premio. È stato conferito a Cooperation Ireland nel 2013 dall'industria irlandese della sicurezza per il contributo dell'associazione "al miglioramento della sicurezza e dell'incolumità della popolazione irlandese". © Bernadette McAllister

  • Nei nuovi uffici, tutto è ancora nelle scatole, tranne questo premio. È stato conferito a Cooperation Ireland nel 2013 dall'industria irlandese della sicurezza per il contributo dell'associazione "al miglioramento della sicurezza e dell'incolumità della popolazione irlandese". © Bernadette McAllister

Peter ha concluso la sua carriera di poliziotto a 48 anni, dopo essersi occupato di indagini su omicidi, crimine organizzato e intelligence. “Cercavo una carriera diversa e ho optato per il peacebuilding”. Nel 2008 è entrato a far parte di Cooperation Ireland. Questo ente di beneficenza per il consolidamento della pace è stato fondato nel 1979 per promuovere la riconciliazione tra le comunità divise dell’Irlanda del Nord e la comprensione tra le persone delle due giurisdizioni dell’isola. Per raggiungere questo obiettivo, Cooperation Ireland lavora nell’intera isola su una serie di progetti transfrontalieri in settori quali l’istruzione, la leadership femminile, i programmi per lɜ giovani e lo sviluppo economico locale.

L’ex poliziotto è consapevole che potrebbe sembrare “una mossa insolita”, ma a distanza di quindici anni è convinto di aver fatto la scelta giusta a unirsi alla ONG. Ha sempre sostenuto che “la polizia dovrebbe occuparsi della costruzione della pace e delle comunità” e quindi ritiene che le sue due carriere “non dovrebbero essere distanti anni luce l’una dall’altra”.

Processi di pace e Brexit

La demografia e il panorama politico dell’Irlanda del Nord stanno cambiando. L’Irlanda del Nord è in pace, ma è ancora contesa tra coloro che vogliono mantenere il suo posto nel Regno Unito e coloro che vogliono riunificarsi con il resto dell’Irlanda dopo la divisione avvenuta oltre 102 anni fa.

Il processo di pace ha un significato importante anche per la comunità internazionale. L’UE è stata fondamentale per gli investimenti nei progetti di peacebuilding e infrastrutturali. Per Peter: “L’UE ha fatto molto, ma la Brexit ha mostrato quanto sia ancora polarizzato questo luogo”. La Brexit ha accelerato le conversazioni in corso sulla futura posizione costituzionale della giurisdizione – in altre parole, se l’Irlanda del Nord debba o meno rimanere parte del Regno Unito. L’accordo di pace del 1998 – l’Accordo del Venerdì Santo tra i governi britannico e irlandese, mediato dagli Stati Uniti – includeva una disposizione che consentiva lo svolgimento di un referendum sulla costituzione, in modo che in futuro la maggioranza della popolazione potesse votare per lo status quo o per la creazione di una nuova Irlanda riunificata.

"Se si conserva un solo punto di vista, come si può condividere un territorio?"

Nel corso della sua carriera, l’ex poliziotto ha assistito al cambiamento della società, ma non abbastanza, secondo lui: “La pace e l’assenza di violenza sono un fatto, ma questa è una cosa diversa dalla riconciliazione”. Peter ritiene che quando si tratta di una società postbellica “è responsabilità di tutti noi accettare che non ci sia un’unica narrazione del passato”.

Oggi le diverse narrazioni possono differire su chi sia responsabile del conflitto, sul perché si sia protratto così a lungo, su come avrebbe potuto concludersi prima e su cosa accadrà in futuro…  Guardando indietro nel tempo, Peter ammette di non essere più la stessa persona “ingenua” che era a 16 anni ed esorta tuttɜ “a prendersi il tempo per guardare le cose in modo diverso nella vita man mano che si va avanti con gli anni. Se si conserva un solo punto di vista, come si può condividere un territorio?”.

Coraggio e strette di mano

Il lavoro di Cooperation Ireland ha il sigillo di approvazione del Presidente dell’Irlanda e della famiglia reale del Regno Unito. Attraverso conversazioni discrete, l’associazione è stata fondamentale per creare una delle immagini di riconciliazione più iconiche nel processo di pace: la stretta di mano, nel 2012, tra la Regina e l’ex comandante dell’IRA e vice primo ministro del Sinn Féin Martin McGuinness, avvenuta al teatro lirico di Belfast. “Ci è voluto un enorme coraggio da entrambe le parti per farlo. Non che Martin McGuinness fosse a favore della monarchia, ma ha riconosciuto che tendere la mano fosse un modo per riconoscere la comunità unionista”, commenta l’ex agente.

Secondo Peter: “Non è compito di Cooperation Ireland mettere insieme due campi, ma unire le persone sì”. E il lavoro viene svolto a volte a livello nazionale, ma prima di tutto a livello locale. Il 9 maggio l’organizzazione ha riunito decine di organizzazioni provenienti dal nord e dal sud del confine irlandese per la sua Conferenza sull’innovazione sociale presso il Crumlin Road Gaol, l’ex carcere di Belfast. L’evento faceva parte del progetto Future Innovators, finanziato dal Programma PEACE IV e gestito dall’Organismo Speciale per i Programmi dell’Unione Europea (SEUPB), con risorse dell’Ufficio Esecutivo dell’Irlanda del Nord e del Dipartimento per lo Sviluppo Rurale e Comunitario dell’Irlanda, ed è costato poco meno di 1.000.000 di euro.

L’obiettivo del progetto è aiutare le comunità di Belfast, Derry e Donegal a sviluppare piani per migliorare l’economia sociale attraverso l’innovazione sociale. La collaborazione con le imprese è una parte importante delle attività di Cooperation Ireland. “Non importa se si tratta di imprese sociali o di posti di lavoro ad alta tecnologia. Questo dà al luogo un’atmosfera diversa”, afferma l’amministratore delegato di CI. Peter crede fermamente che se si vuole una società pacifica è necessaria un’economia forte. Spiega: “Il loro compito è creare posti di lavoro e opportunità per lɜ giovani e la nostra parte è la riconciliazione. Sono necessarie entrambe al fine di creare le condizioni per una società pacifica”.

Un’economia di pace

Nell’edificio vittoriano a quattro piani, che ha ospitato numerosɜ prigionierɜ politicɜ durante i Troubles, lɜ rappresentanti di 14 organizzazioni di Belfast, Derry e Donegal condividono ora la loro esperienza nella creazione di società di interesse comunitario attraverso una serie di workshop e masterclass. Tra questɜ, Justin McMinn è appena tornato dalla Coppa del Mondo per Senzatetto in California, dove la squadra nordirlandese, composta da giocatori provenienti da Siria, Ghana, Yemen e Iran, ha ottenuto il suo miglior risultato di sempre raggiungendo i quarti di finale. “È stato incredibile. Il nostro obiettivo era di arrivare tra i primi 16 e ci siamo classificati tra i primi 8. I nostri cuori sono stati spezzati dal Portogallo che ci ha battuto ai rigori”, racconta. Il 38enne di Belfast ha fondato Street Soccer NI 15 anni fa dopo aver lavorato in una struttura per senzatetto e aver visto i benefici dello sport per la salute fisica e mentale.

 

  • Lo Street Soccer è nato letteralmente nelle strade secondarie. Justin McMinn e Osama Almahmoud, responsabile del progetto per i rifugiati, stanno vicini alla loro sede con il premio per il NI Homeless Soccer e le attrezzature. © Bernadette McAllister

Oggi 14 persone lavorano ai progetti di calcio maschile, femminile e per persone con disabilità, e ogni settimana circa 200 persone partecipano ai programmi a Bangor, Belfast, Coleraine, Derry e Downpatrick. “Il calcio dà aɜ giocatorɜ una struttura, una routine, un senso di famiglia e una rete di amicɜ. Ci aiuta anche a identificare i bisogni in termini di alloggio e occupazione”. L’organizzazione aiuta le persone a pagare il primo mese di affitto e a sistemarsi in una casa. Inoltre, finanzia l’insegnamento del calcio e i tesserini da arbitro. Justin è appassionato del suo lavoro e crede nel valore dello sport. “È un lavoro molto gratificante vedere cambiare la vita delle persone”, dice sorridendo.

Iniziative come lo Street Soccer NI, rivolte a comunità emarginate o povere, sono molto incoraggiate da Cooperation Ireland. Secondo Peter, “molte persone nelle comunità operaie non hanno avuto le opportunità che meritavano”. “È fondamentale per una società pacifica. Bisogna avere speranza”, sostiene. Come esempio, Peter cita lɜ giovani che a Pasqua lanciavano bombe molotov agli agenti a Derry, durante una parata repubblicana a pochi giorni dal 25° anniversario dell’accordo del Venerdì Santo. “Se potessero permettersi l’auto e le vacanze…”, Peter ne è convinto, non lo farebbero. “Non bisogna per forza essere ricchɜ come il golfista Rory McIlroy. Basta avere un buon tenore di vita ed essere autosufficienti”, spiega l’amministratore delegato.

Grant e innovazione

Ricevere migliaia di finanziamenti da tutta l’Irlanda, dall’UE e da altri Paesi “aiuta a fare la differenza per le comunità”, ma le organizzazioni lavorano in un’epoca di bilanci ridotti e devono quindi generare un flusso monetario per loro stesse. Gestire un’organizzazione come Street Soccer NI non è sempre facile. Justin spiega: “Le sovvenzioni non coprono tutto, quindi bisogna poter accedere anche ad altre risorse. Abbiamo dovuto pensare a come generare entrate per coprire i buchi e i debiti che si accumulano nel corso dell’anno”. Di recente l’organizzazione, che ha ricevuto 8.000 sterline grazie al programma Future Innovator, ha deciso di lanciare un’impresa sociale di traslochi con furgone.

Il giovane e appassionato direttore è orgoglioso dei risultati ottenuti: “Abbiamo preso un furgone e ora facciamo trasporti a pagamento, traslochi di case, uffici e ostelli”. E prosegue: “Dallo scorso novembre abbiamo ottenuto un edificio tutto nostro a Botanic e abbiamo potuto accettare donazioni di mobili e vestiti. Ora abbiamo anche un negozio di beneficenza e stiamo sviluppando il nostro sito web”.

 

  • La sede di Street Soccer, in Botanic Avenue a Belfast, è più di un centro di aggregazione, e fornisce mobili e vestiti usati a chi ne ha bisogno. © Bernadette McAllister

  • All'interno della sede di Street Soccer c'è un'area per socializzare e giocare insieme. Justin e Osama con alcuni degli indumenti sportivi forniti ai partecipanti al progetto, sia uomini che donne. © Bernadette McAllister

A Derry, l’organizzazione benefica North West Cultural Partnership ha seguito lo stesso percorso. L’organizzazione, che ha beneficiato di una sovvenzione di 8.000 sterline, ha sede presso il New Gate Arts and Culture Center, nella zona di Fountain. Qui si trova la piccola comunità protestante, unionista e lealista della città – che invece ha una maggioranza cattolica, nazionalista e repubblicana. Proprio come Justin e Peter, anche Kyle, il dirigente d’azienda dell’ente di beneficenza, è impegnato a rendere la sua comunità più forte e prospera. Il trentaseienne, con un passato nello sviluppo comunitario e nella contabilità, comprende chiaramente l’importanza di far crescere l’economia per rafforzare le capacità della popolazione locale.

  • Kyle si adopera con passione per cambiare idee e mentalità sbagliate, portare progetti artistici e culturali a tuttɜ e creare uno spazio sicuro dove le persone possano essere loro stesse. © Bernadette McAllister

  • Il team sta costruendo lo studio di registrazione, finanziato in larga misura da Cooperation Ireland. Si spera che il progetto completo e il centro vengano lanciati e realizzati entro la fine di agosto 2023. © Bernadette McAllister

  • Kyle Thompson, dirigente d'azienda, spiega che nella sede in cui si stanno trasferendo ci sono ancora i lavori in corso. Il progetto stesso è in atto da diversi anni nell'area e sta costruendo dei ponti grazie all’incontro tra i membri delle comunità unionista e nazionalista. © Bernadette McAllister

L’ente di beneficenza, che svolge numerose attività, programmi e progetti a livello intercomunitario e transfrontaliero, ha trovato un nuovo modo per generare entrate e perseguire allo stesso tempo la propria missione: “cambiare le idee sbagliate e i preconcetti e permettere alle persone di esprimersi e costruire relazioni”. “Abbiamo pensato di allestire uno studio di registrazione per aiutare la collettività e dare alle persone la possibilità di esprimersi. E poi potrebbe essere affittato per generare reddito e aiutare le comunità”, spiega Kyle. “La cosa principale che vogliamo creare è uno spazio vivace e sicuro. L’effetto a catena di questo cambia il modo di pensare delle persone. Dobbiamo estendere questo concetto. Si vede che quello che facciamo fa la differenza. Le persone con cui lavoriamo hanno più fiducia”.

Un nuovo ciclo

Dall’altra parte del confine irlandese, nel villaggio di Termon vicino a Letterkenny, nella contea di Donegal, anche Majella Orr (48 anni) è entusiasta. Questa donna cordiale e premurosa lavorava in un’agenzia assicurativa e immobiliare, ma quando la sua famiglia è cresciuta ha cambiato lavoro e si è dedicata allo sviluppo della comunità. Ora dirige il Craoibhín Community Enterprise Centre, che offre servizi di assistenza all’infanzia e doposcuola, strutture sportive, sale riunioni e corsi di educazione per adulti.

  • Lavorare nel vivace centro è divertente e richiede molti sforzi. Majella Orr è una donna molto impegnata, ma anche una direttrice simpatica ed entusiasta. © Bernadette McAllister

Ultimamente, insieme allɜ suɜ 25 dipendenti, ha avuto una nuova idea: il noleggio di biciclette “Grass Routes” e i corsi per bambinɜ “Cycle Right”, sulle nozioni di ciclismo e sulle pratiche ciclistiche sicure. Termon è una località molto rurale e non ha i percorsi pedonali che si trovano nelle città, quindi sapere come muoversi in sicurezza sulle strade è importante. “Nelle scuole di questi luoghi ci sono molte persone emigrate dall’Ucraina, dalla Somalia e da altri Paesi, quindi insegnare loro le regole della strada in Irlanda è molto importante”. Come genitore preoccupata di ridurre le emissioni di anidride carbonica, Majella Orr spera che grazie a questa attività lɜ bambinɜ “andranno di più in bicicletta nella loro vita”.

Il vivace centro, nel cuore del villaggio, è stato un punto di riferimento per la comunità fin dalla sua apertura. “In inverno c’era molto movimento, ma in estate non c’era nulla, così i corsi Cycle Right sono nati come un altro modo per generare reddito”, spiega la manager dell’impresa del centro, che ha ricevuto 3.000 euro attraverso il programma Future Innovators. “E il feedback che riceviamo è fantastico”, afferma Majella con gioia. “Il ciclismo è una di quelle cose per cui non importa da dove vieni o che lingua parli, lɜ bambinɜ si divertono tuttɜ ad andare in bicicletta”.

 

  • Una lezione di abilità mista in corso tenuta dall'istruttore di ciclismo Eugene Trearty. © Bernadette McAllister

  • Ci sono vari tipi di biciclette e tricicli per tutti i tipi di utilizzo. © Bernadette McAllister

Al termine dell’evento al Crumlin Road Gaol, Peter è soddisfatto del successo di tutte le organizzazioni con cui sta lavorando ed è entusiasta che l’evento Future Innovators abbia permesso ai gruppi di imparare di più gli uni dagli altri e di sviluppare le loro idee. “Sono sempre entusiasta di questi eventi, di riunire gruppi dall’estremo Donegal alla gente di Belfast. Fa bene al cuore, sono storie di notizie positive. Sisa che in questo posto si stanno facendo progressi”. Una vera cooperazione all’opera.

 

This story is part of the YOUTHopia campaign, a journalistic project shedding new lights on the EU Cohesion Policy.

Connecting the dots

Catherine Barr:

Direttrice del Centro per le donne di Derry

I tagli ai finanziamenti della Brexit

Con l’entrata in vigore della Brexit, molte associazioni dell’Irlanda del Nord si sono trovate di fronte a una delle loro maggiori preoccupazioni: i tagli al budget. Prima della Brexit, l’Unione Europea, attraverso il Fondo sociale europeo, sovvenzionava centinaia di associazioni erogando fino a 40 milioni di sterline all’anno. Per sostituire questi aiuti, il Regno Unito ha creato il fondo UK Shared Prosperity – 57 milioni di sterline in due anni. Ma non tutte le ONG hanno ricevuto una risposta favorevole alle loro richieste di sovvenzione, come nel caso del Women’s Centre di Derry. La sua direttrice, Catherine Barr, ci aggiorna sulla situazione.

ereb: Prima della Brexit eravate finanziate dal FSE, come utilizzavate questi fondi?

Li abbiamo utilizzati per combattere la povertà, aiutando le persone più lontane dal mercato del lavoro ad accedere all’istruzione, a una formazione professionale e a posti di lavoro sostenibili e di qualità.

Il nostro progetto promuove l’inclusione sociale affrontando le sfide e le barriere specifiche delle donne più lontane dal mercato del lavoro – donne disoccupate o economicamente inattive, donne appartenenti a comunità minoritarie – e dei genitori single disoccupati. Forniamo un’ampia gamma di attività di tutoraggio e supporto, come la consegna di qualifiche lavorative, piani di formazione, valutazioni di alfabetizzazione e calcolo, assistenza all’infanzia, scrittura di CV, ricerca di lavoro e prove di colloquio…

Con la Brexit avete perso i finanziamenti, cosa è successo?

Le organizzazioni finanziate hanno condotto per oltre due anni una campagna sull’impatto che la perdita dei finanziamenti avrebbe avuto nelle nostre comunità e sulle persone più vulnerabili e difficili da raggiungere. Alle organizzazioni è stato detto che l’UKSPF (il fondo per la prosperità condivisa del Regno Unito, creato nel 2022 per soppiantare i vecchi fondi strutturali dell’UE, ndr) sarebbe stato il nuovo fondo a cui avremmo potuto fare domanda per lo stesso lavoro. Il risultato (il fatto che il loro FSE non sia stato sostituito, ndr) è stato reso noto la mattina di venerdì 31 marzo: il personale era rimasto senza un posto di lavoro in cui tornare il lunedì successivo, e molti servizi sono stati immediatamente tagliati.

Quali sono state le conseguenze dirette per la vostra organizzazione?

L’anno scorso 292 donne sono state supportate dal nostro programma, 165 hanno ottenuto qualifiche accreditate, 72 hanno trovato lavoro, 116 hanno proseguito gli studi. La perdita di fondi significa che questi servizi non possono essere forniti e ci sono stati 6 licenziamenti nella nostra organizzazione.

Perché questi finanziamenti non vengono sostituiti?

Tutti i bilanci sono stati ridotti e il numero di risorse chiave necessarie per ogni dipartimento governativo è aumentato. Nessuno si è fatto avanti per coprire i fondi e anche tutti i finanziamenti precedenti sono stati ritirati dai dipartimenti governativi.

Avete trovato qualche soluzione per compensare questa perdita?

Ora siamo parte di un HUB che raggruppa diverse organizzazioni della regione che è riuscito a ottenere una sovvenzione dell’UKSPF. Questo significa che possiamo fornire un numero di servizi ridotto di circa il 90% rispetto alle attività che fornivamo prima.

Stiamo anche facendo recruiting per altri programmi UKSPF, fornendo aule e assistenza all’infanzia in loco per garantire che le donne possano impegnarsi e rimuovere le barriere. Il Centro per le donne sta facendo tutto questo con personale ridotto e senza budget aggiuntivi, per garantire che le donne non siano svantaggiate a causa delle decisioni del finanziamento.

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