window.dataLayer = window.dataLayer || []; function gtag(){dataLayer.push(arguments);} gtag('js', new Date()); gtag('config', 'G-XZCLKHW56X'); [Edizione speciale] Appunti dal confine: come si organizza l’esodo di migliaia di ucraini verso l’Europa - Ereb

[Edizione speciale] Appunti dal confine: come si organizza l’esodo di migliaia di ucraini verso l’Europa

16/03/2022

Fotografi e giornalisti:

Jean-Marc Caimi e Valentina Piccinni

È come il movimento di una marea: dalla fine di febbraio, un enorme flusso di persone si sta riversando sul confine ucraino, saturando i passaggi alla frontiera. A qualche chilometro di distanza, come nel minuscolo villaggio polacco di Medyka, la complessa macchina dell’accoglienza è diventata precisa ed efficace dopo solo pochi giorni dall’inizio dell’esodo. Quest’organizzazione è indispensabile: secondo l’Organizzazione mondiale per le migrazioni, al 15 marzo erano già 3 milioni i profughi ucraini. Su ereb, un reportage fotografico che documenta il passaggio della frontiera verso la Polonia.

La strada che porta da Lviv – la città più grande dell’Ucraina occidentale – alla frontiera, vede una fila di autoveicoli di ogni genere lunga 20 chilometri. Ogni giorno, centinaia di migliaia di persone sono in attesa di passare il confine, in cerca di salvezza. Per questo, le autorità gestiscono il flusso in “ondate” di persone, sia che arrivino con la ferrovia, in macchina o a piedi. Per lo stesso motivo, i treni, vecchi e sovraffollati, che da diverse città dell’Ucraina conducono alla città polacca di Przemyśl, sostano per ore senza lasciar scendere i passeggeri, in località intermedie così come alla stessa stazione capolinea.  

Viktoria, un’insegnante di 38 anni, ci ha raccontato che ha impiegato dieci ore per andare da Lviv a Przemyśl. In tempi di pace il viaggio durava meno di tre ore. Nel suo treno c’erano bambini che piangevano, urlavano per il caldo asfissiante e la sete, e questo perché nei vagoni non c’era lo spazio per caricare viveri ma solo quante più persone possibili. 

  • Madre e figlia si abbracciano, esauste ma felici, per essere arrivate salve al di là della frontiera, nel grande centro di prima accoglienza di Korczowa. © Caimi&Piccinni

  • Il grande centro di prima accoglienza di Korczowa è situato -come quello di Przemyśl- in un enorme centro commerciale ancora non attivo. In questo luogo i rifugiati ricevono i primi aiuti, cibo, vestiti e una sistemazione per la notte, in attesa dell’imminente partenza per la tappa successiva, in Polonia o in un’altra nazione Europea. © Caimi&Piccinni

  • Una ragazza appena arrivata nell’area di prima accoglienza del parcheggio “Tesco” a pochi chilometri dalla frontiera di Medyka. È in attesa dell’autobus messo a disposizione dei rifugiati che li porterà a Cracovia. Da lì, potranno facilmente prendere un treno per ogni direzione. © Caimi&Piccinni

  • Una mamma avvolge il proprio figlio in una coperta alla stazione di Przemyśl. Hanno viaggiato per 10 ore per percorrere in treno il tratto, relativamente breve, di 80 km che separa Lviv, in Ucraina, dalla frontiera Polacca. © Caimi&Piccinni

  • Viktoria, 38 anni, ha lasciato la città di Hostomel', a 20 chilometri da Kyiv, che è stata pesantemente bombardata a causa del vicino aeroporto cargo. Viaggia con le sue due figlie e sua madre, che le ha raggiunte a Przemyśl. © Caimi&Piccinni

Una volta alla frontiera, autobus, minivan e mezzi privati trasportano queste persone nei vari centri di primo aiuto sparsi per la cittadina di Przemyśl, pochi chilometri più a ovest. Dopodiché, il silenzio. La marea si ritira. In questo momento di risacca, volontari, polizia locale, esercito e medici si riorganizzano in attesa di una nuova onda di rifugiati.

Su questa parte di confine polacco sono stati organizzati sei centri di prima accoglienza. Alcuni sono specializzati in “logistica”, e permettono ai rifugiati di orientarsi e prendere contatti con driver arrivati da tutta Europa, disponibili ad accompagnarli gratuitamente alla loro prossima destinazione, sia all’interno della Polonia che in altre città europee. Przemyśl è oramai diventato un punto di svolta per queste persone, il luogo in cui decidono del loro imminente futuro. Non tutti hanno idee precise su dove andare. Tutti sperano però di ritornare indietro, nella loro casa.

I volontari giungono da tutta l’Europa per offrire un passaggio o una sistemazione a chi arriva. Sui social network centinaia di gruppi sono nati per coordinare gli aiuti, quando questi non sono organizzati dalle autorità. “Ora ci sono anche interi pullman che vengono dal Belgio” racconta un volontario belga che è venuto a offrire un passaggio in auto e un alloggio. Le autorità regionali belghe, ma anche le società private di trasporto, hanno effettivamente noleggiato degli autobus per andare a prendere i rifugiati.

  • Centinaia di cittadini, giunti da ogni parte d’Europa con i loro mezzi di trasporto privati, offrono ai rifugiati passaggi gratuiti e sistemazioni presso famiglie. Su un pezzo di cartone, indicano la loro destinazione. © Caimi&Piccinni

  • Vestiti, scarpe, e ogni altro bene di prima necessità sono stati donati dalla popolazione locale e messi a disposizione nei vari centri di prima accoglienza, sia a Przemyśl che nell’area di accoglienza di Korczowa. © Caimi&Piccinni

  • Un giovane militare polacco collabora alle operazioni di smistamento dei vestiti, effettuata al parcheggio del centro commerciale “Tesco”. La grande area si trova a pochi chilometri dal confine: è lì che una parte di rifugiati viene portata per ricevere i primi aiuti. © Caimi&Piccinni

  • Sacchi di plastica con i vestiti donati dalla popolazione locale, selezionati e divisi per categoria e genere. Le buste li proteggono dalla pioggia e dalla neve, in quanto sono depositati nella grande area parcheggio “Tesco”, dedicata agli aiuti umanitari. © Caimi&Piccinni

"Ho fatto un post su Facebook per dire che sarei andato a prendere alcuni rifugiati al confine e li avrei portati in Belgio, dalla mia famiglia. Molti dei miei amici hanno reagito immediatamente dicendo che anche loro erano pronti ad ospitare nelle loro case"

Altri luoghi di cruciale importanza assomigliano invece a veri e propri accampamenti al coperto. Sono stati creati rapidamente all’interno di scuole, palestre e centri commerciali e offrono la possibilità di pernottare e avere un pasto caldo. Il cibo non manca, così come non mancano medicine, vestiti, giocattoli, pannolini per bambini e cibo per animali. 

Nelle ultime settimane, in tutta Europa si stanno organizzando raccolte di beni di prima necessità da consegnare ai principali punti di confine. Decine di volontari di tutte le età sono costantemente impegnati a preparare i pasti.

  • Centinaia di volontari preparano ogni tipo di cibo per i rifugiati appena arrivati in Polonia dopo giorni di viaggio. I pasti sono distribuiti gratuitamente e costantemente in diversi punti di Przemyśl. © Caimi&Piccinni

Soprattutto donne e bambini

Va infatti sottolineato che la composizione della popolazione di rifugiati che fuggono dalla guerra in Ucraina è molto precisa: si tratta quasi esclusivamente di donne, bambini e animali da compagnia. Gli uomini con un’età compresa fra i 18 e i 60 anni devono restare a difendere il loro Paese dall’aggressione russa. Le poche eccezioni sono fatte per chi ha una famiglia numerosa con tre o più figli o un figlio disabile, per chi ha gravi problemi di salute, per chi ha avuto un parente deceduto nella guerra del Donbass o per certificati motivi di studio.

  • L’interno di un centro commerciale nei pressi dell’area parcheggio “Tesco” a Przemyśl è stato trasformato in dormitorio durante i primi giorni dell’esodo di rifugiati. Brande, stuoie, coperte, cuscini e migliaia di giochi e peluche per bambini sono stati immediatamente donati dalla popolazione locale e distribuiti dai volontari. © Caimi&Piccinni

La verità è che pochi tra quelli che possono combattere o aiutare il proprio Paese cercano un modo di fuggire dalla guerra. Gli ucraini sono senza dubbio un popolo resiliente, forte e guerriero. Così come le donne, protagoniste assolute di questo esodo: coraggiose a partire da sole, a portare in salvo la propria famiglia; con una vita intera raccolta in una valigia preparata in fretta, con il rumore delle bombe nelle orecchie. 

A chiunque lo si chieda -che provenga da Mariupol, da Kyiv o dalle città nell’est del Paese- nessuno vi dirà che ci si aspettava un’invasione. Sono già otto anni che l’Ucraina affronta un conflitto con i separatisti filorussi nel Donbass, ma questa guerra è tutta un’altra cosa.

  • Uno dei pochi uomini fra i rifugiati in fuga dalla guerra. Gli uomini con un'età compresa fra i 18 e i 60 anni devono infatti restare nel loro paese per difenderlo contro l'aggressione russa. © Caimi&Piccinni

  • Una donna rifugiata esce da una delle dozzine di tende-rifugio rapidamente allestite in varie zone di Przemyśl, a pochi chilometri dal confine. Nelle tende si trovano in genere assistenza medica e beni di prima necessità per i bambini piccoli. © Caimi&Piccinni

  • La grande sala d'attesa della stazione di Przemyśl è stata trasformata in poche ore in un dormitorio. Adesso ospita i rifugiati, giunti in treno dopo molte ore di viaggio, provenienti sia da Lviv che dalle città del sud dell’Ucraina messe a ferro e fuoco dall’armata russa. © Caimi&Piccinni

  • Una bambina attende all’infermeria di una ONG italiana nell’area di primo aiuto di Korczowa. La mamma ha subito un forte stress psicologico ed è in stato di shock. Abbiamo raccolto una sua dichiarazione: “Chiedo alle mamme dei soldati russi di pregare i loro figli di non venire da noi in Ucraina a fare la guerra. Perché dobbiamo combattere? Non possiamo essere amici?” © Caimi&Piccinni

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