La rabbia è un istinto necessario, perché ti dice cosa fare. Questo sentimento ribolle dentro di me da anni.
Quando la Russia ha invaso la Georgia nel 2008, ero solo una bambina, ma ricordo vividamente il caos di quei cinque giorni e le conseguenze. Ricordo la violenza. Ricordo che avevo molta paura e che non mi sentivo sicura.
Poi c’è stato il 17 maggio 2013. Un gruppo di attivistɜ e simpatizzanti LGBTQI si era riunito per celebrare la Giornata internazionale contro l’omofobia e la transfobia. La Chiesa ortodossa georgiana aveva mobilitato un gran numero di persone e di gruppi di odio violenti. I loro ordini erano di proteggere la dignità dei loro Paesi. In nome di questa missione, hanno attaccato con pietre e bottiglie il furgone con una decina di attivistɜ.
All’epoca avevo quindici anni e ho visto tutto in diretta televisiva. Le persone che mi circondavano a scuola giustificavano la violenza. Questo ha aggiunto un’altra pietra all’edificio di rabbia che stavo costruendo dentro di me.
Questo sentimento è cresciuto così tanto che mi ha spinto a contribuire alla costruzione di un ambiente in cui tutto questo non accadesse a nessuno.
Nell’aprile 2024, il nostro governo ha reintrodotto la legge sugli agenti stranieri. Questa legge obbliga le organizzazioni della società civile, le organizzazioni non governative, compresi i media indipendenti, che ricevono più del 20% dei loro finanziamenti dall’estero, come la maggior parte di noi, a registrarsi come “rappresentanti di interessi stranieri”. E questa legge non dice quali di questi agenti stranieri saranno considerati nemici o amici.
Ma questa cosa è diretta contro di noi, le associazioni e le ONG che lavorano con le comunità emarginate. Da anni ci demonizzano, chiamandoci estremistɜ. Ci hanno accusato di diffondere propaganda. Ci hanno definito traditorɜ della nazione.
Oggi ci sentiamo sì minacciatɜ, ma non abbiamo paura. Noi non ci comporteremo come agenti stranieri, perché non è quello che siamo. Non lɜ aiuteremo a stigmatizzarci ancora di più. Ho imparato che questo è il modo per far cadere il regime. Quindi vedo questa fase come un periodo difficile da superare finché le cose non miglioreranno.
Ana
Ana ha 27 anni e vive a Tbilisi, in Georgia. Lavora come responsabile dello sviluppo per GrlzWave, un’organizzazione queer femminista, per lo Shame Movement, il più grande movimento della società civile del Paese, e per il Tbilisi Pride. Le tre organizzazioni, così come Ana e ɜ suoɜ colleghɜ, rischiano di essere etichettatɜ come “agenti stranieri” da quando, lo scorso aprile, il governo ha adottato una copia di una legge russa repressiva. Ana racconta la sua lotta contro questa legge.