window.dataLayer = window.dataLayer || []; function gtag(){dataLayer.push(arguments);} gtag('js', new Date()); gtag('config', 'G-XZCLKHW56X'); N°26 - Soldi, soldi, soldi, quanti soldi - Ereb

N°26 – Soldi, soldi, soldi, quanti soldi

13/06/2024

Vienna, 19 maggio
Quando si è davvero, davvero, ricchɜ, non si parla apertamente di soldi. C’è un’espressione in tedesco che dice: “Non si parla del denaro, lo si possiede”. Nella mia famiglia è così, non siamo molto trasparenti al riguardo.

Sono nata in una famiglia ultra-ricca. È diventato molto chiaro per me a 18 anni, perché quando sono diventata maggiorenne mia madre mi ha detto: “Ok, ora la tua firma ha un valore reale, non solo simbolico e legale”. A quel punto, per la prima volta, mi ha spiegato quali erano le nostre finanze, senza dirmi gli importi esatti.

Poco dopo, nel 2019, quando mi è stato detto che un giorno avrei ereditato una grossa somma, una fortuna multimilionaria da parte di mia nonna, non ho più potuto prendere le distanze. Non potevo più dire: “È un problema loro”. Non erano più solo i soldi della mia famiglia, stavano per diventare anche soldi miei. E così tutta la mia visione di giustizia sociale che avevo già, che stavo formulando e che sto ancora formulando, non avrebbe avuto alcun valore se non l’avessi trasformata in azione.

Sono nata ricca, ma nessunə può pianificare la propria nascita. Non sono d’accordo sul fatto che la nascita sia il fattore più importante nel definire la traiettoria della vita di una persona. Questo è feudalesimo. Mi sento democratica, e credo che il privilegio della nascita debba essere abolito.

Tutti i problemi di giustizia sociale, ecologica, ecc. sono problemi di gestione delle risorse. Il modo in cui le distribuiamo è una questione economica fondamentale. Penso che le tasse possano risolvere molte cose.

L’attuale sistema fiscale favorisce ancora l’eredità rispetto al lavoro. Il lavoro è sempre tassato, e se vogliamo l’uguaglianza, dobbiamo guardare alla ricchezza e al diritto di proprietà delle risorse. Dobbiamo chiederci se sia auspicabile che tutte le nostre risorse siano di proprietà di privatɜ che non hanno alcun mandato democratico, alcuna responsabilità, alcun obbligo di trasparenza.

La ridistribuzione delle risorse è anche una ridistribuzione del potere. Visto che l’1% più ricco della popolazione possiede quasi tutto, queste persone possono creare delle realtà senza essere state elette per farlo. E questo è contrario alla democrazia.

L’altra domanda che dobbiamo porci è: da dove viene il denaro? Come si accumula la ricchezza nel tempo? Come viene trasmessa di generazione in generazione? Spesso dietro alle grandi fortune c’è una storia di sfruttamento.

Nel 2022, quando ho ereditato la mia fortuna, avrei voluto che fosse tassata pesantemente. Ma non è così (l’Austria ha abolito l’imposta di successione nel 2008, ndr). Così, con persone interessate a questi temi, abbiamo esaminato altri modi di ridistribuire la ricchezza.

Per me la filantropia non è un’opzione. È solo un modo per manifestare quelle dinamiche di potere che già esistono. Un altro modo che hanno ɜ ricchɜ di prendere decisioni per il mondo. Ed è sufficiente, oggi, guardare i risultati…

Il modello delle convenzioni o delle assemblee di cittadinɜ mi sembra molto più interessante. Se penso che non spetti a me decidere cosa è importante, se voglio distribuire le cose in modo democratico, perché non invitare le persone che saranno interessate dalle decisioni al tavolo in cui vengono prese?

Così sono andata al Foresight Institut per dire: “Voglio ridistribuire il mio patrimonio, penso che ci sia disuguaglianza e non ci siano abbastanza discussioni su questo tema. Potete trovarmi un consiglio di cittadinɜ che decida come utilizzare i miei 25 milioni di euro?”. E loro: “Cosa? Di solito sono gli Stati a fare questo genere di cose”.

L’anno scorso abbiamo finalmente istituito il Guter Rat (il buon consiglio, in italiano, ndr): un’assemblea di 50 persone a cui affido la mia fortuna. Mi è stato detto che il processo di selezione è stato un po’ come quello di “Charlie e la Fabbrica di Cioccolato”, pur mantenendo un metodo scientifico: sono stati inviati inviti a caso a 10.000 persone. 1.424 persone hanno risposto positivamente e ne sono state selezionate 50 su base rappresentativa, per avere un gruppo il più possibile fedele alla popolazione austriaca.

Da metà marzo al 9 giugno, nel corso di sei weekend, queste 50 persone si sono incontrate e continueranno a incontrarsi e discutere della distribuzione del patrimonio, di come si può utilizzare nella società e, in termini pratici, concorderanno sul miglior uso del mio denaro per dare vita a queste idee. In realtà, quello non è quasi neanche più il mio denaro. Non ho alcun contatto con ɜ partecipanti, non ho alcuna influenza sul risultato.

Non so cosa decideranno, ma alla fine dell’anno, se tutto va bene, la ridistribuzione sarà totale. Non sarò più ultra-ricca.

Passerò dall’1% più ricco, feudale, dissociato dal resto della società, al 99% che lavora, paga le tasse e crea un sistema di cui anch’io beneficio e a cui voglio partecipare con il mio futuro lavoro e le mie tasse. Intendiamoci, non sto romanzando questo 99%, non credo che la loro vita sia migliore, ma idealmente, politicamente, per me è un’ascesa nella democrazia.

E poi bisogna ricordare che anche se ridistribuisco la mia fortuna al 99%, sarò comunque una privilegiata. Avrò comunque accesso a persone potenti, ricche e influenti. E continuerò a provenire da una famiglia ultra-ricca…   meno che non decidano loro stessi di ridistribuire la loro fortuna!

Marlene ha 32 anni e fa parte delle persone “ricchissime”, avendo ereditato la fortuna della nonna multimilionaria. Per anni ha pensato a come ridistribuire questa ricchezza. Nel 2021, insieme ad altre persone facoltose, ha costituito l’associazione Taxmenow, che nel 2023 ha scritto una petizione per chiedere alla Commissione europea di introdurre una tassa europea sui grandi patrimoni. Nel 2024 ha lanciato ufficialmente il Guter Rat: un’assemblea di 50 cittadinɜ estrattɜ a sorte per decidere insieme i modi migliori per “restituire” alla società la propria ricchezza in maniera democratica.

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