Bruxelles, 21 giugno 2023
Sapevamo che ci sarebbe stato un prima e un dopo Sainte-Soline. Lo scorso 25 marzo, sapevo che raggiungendo questo villaggio francese per una manifestazione contro i mega bacini – delle gigantesche riserve d’acqua artificiali – avrei preso parte a una tappa importante per il movimento ambientalista. Sentivamo che questa manifestazione avrebbe contribuito al riequilibrio delle forze. Sospettavamo anche che ci sarebbe stata una forte repressione… ma non fino a questo punto! In tutti i miei anni di attivismo, non avevo mai vissuto un’esperienza simile.
Sono venuto dal Belgio perché volevo sostenere questo movimento contadino che lotta per il diritto all’acqua e contro la sua monopolizzazione da parte di una minoranza. Volevo partecipare a un’azione da svolgere in modo gioioso e di massa e vedere come funziona concretamente sul campo.
Siamo arrivati il giorno prima e ci siamo accampati come decine di migliaia di altre persone. Il giorno dopo siamo partiti. È stato davvero impressionante vedere un numero così grande di persone nei cortei. Si sente una forza che non si può percepire se non si è presenti, la potenza collettiva di una folla pronta a “infrangere la legge” per preservare un bene comune.
E poi è successo tutto molto velocemente. È difficile da descrivere. I poliziotti hanno iniziato a lanciare i lacrimogeni e la situazione è sfuggita al controllo. Più passava il tempo, più cadevano gli ordigni, più arrivavano i feriti. Anche se si rimaneva un po’ in disparte e in posizione passiva, si correvano dei rischi. Si percepiva la determinazione delle forze dell’ordine – o piuttosto del disordine, in questo caso – e c’era molta confusione. Poi l’angoscia. Angoscia, incomprensione, decompressione.
Da allora, non c’è giorno in cui non pensi a Sainte-Soline, o meglio alla lotta e ai “Soulèvements de la Terre”, uno dei movimenti che hanno indetto le manifestazioni contro i mega-bacini, e che il governo francese ha successivamente deciso di sciogliere. Ha davvero messo in moto le cose. Questo evento ci costringe a una riflessione strategica, tattica e politica più approfondita rispetto al passato. Ad esempio, il fatto che ci stiamo impegnando apertamente in una forma di azione che non è più “disobbedienza civile”, ma uno smantellamento di alcune infrastrutture dannose. Queste domande vengono ora poste da persone che non se le ponevano due anni fa, alla fine del Covid, nelle nuove marce per il clima.
Sainte-Soline ha rafforzato qualcosa. Ci sono gruppi e comunità che oggi si parlano e che prima non lo facevano così facilmente, in Francia e altrove. Il raduno ha riunito persone che condividono gli stessi orizzonti politici, ma che di solito non condividono gli stessi mezzi per raggiungerli. C’erano ecologistɜ elettɜ, agricoltori, membri di movimenti più autonomi e giovani attivistɜ per il clima, tuttɜ unitɜ intorno alla questione sempre più centrale della gestione dell’acqua. Non siamo abituatɜ a questo. Questo crea una vera e propria forza! E questa forza è dilagata in Belgio e in altri Paesi. Ha oltrepassato le frontiere.
Simon
Simon è un attivista ambientale belga. Il 25 marzo, insieme a migliaia di altre persone, ha partecipato a una manifestazione di due giorni a Sainte-Soline, in Francia, per impedire la costruzione di un mega bacino, un enorme riserva d’acqua di 628.000 m3. La manifestazione è stata duramente repressa – sono state lanciate più di 5.000 granate – con 47 persone ferite dai gendarmi e 200 da chi manifestava, di cui 40 in modo grave. Venendo a Sainte-Soline, Simon sente di aver partecipato a una fase molto importante del movimento ambientalista.
*Il nome è stato modificato