window.dataLayer = window.dataLayer || []; function gtag(){dataLayer.push(arguments);} gtag('js', new Date()); gtag('config', 'G-XZCLKHW56X'); Slovenia, un paradiso per le api - Ereb

Slovenia, un paradiso per le api

15/06/2023

Reporter:

Martina Žoldoš

In un momento storico in cui il mondo intero si preoccupa del declino delle api e dell'impatto che questo processo ha sul nostro approvvigionamento alimentare, la Slovenia è riuscita a invertire la tendenza in pochi anni. Oggi il Paese è diventato un vero e proprio paradiso per gli insetti gialli e neri, accuditi con passione da oltre 11.000 apicoltori e apicoltrici. Andreja Stankovič è una di loro. Tra i suoi alveari ronzanti, oltre a prendersi cura delle regine e delle loro operaie, trasmette le sue conoscenze e i segreti di questo modello sloveno.

Andreja Stankovič apre l’arnia, estrae il favo e cerca con attenzione la regina. Dopo aver individuato il suo addome a puntini blu, allontana dolcemente le api operaie, prende la regina con due dita, la fa girare per ammirarla brevemente e bacia delicatamente il piccolo insetto sulla testa. Decenni fa, aveva quasi rinunciato all’apicoltura. “Una notte, una donna con un disturbo mentale chiuse tutti gli alveari. Quando andai a vederli al mattino, tutte le api, tranne una singola colonia, erano morte”, spiega. Con il cuore spezzato, portò le api superstiti sul balcone di casa e si rifiutò di ingrandire l’attività fino a quando il suocero le regalò tre colonie di api per il suo compleanno. “È così che ho ripreso a fare apicoltura”, racconta. Ripensandoci, Andreja ammette che un amico aveva ragione quando le disse che l’apicoltura era la sua cura. Oggi non riesce a immaginare la sua vita senza le api.

  • Andreja utilizza ancora le arnie del nonno.

  • Andreja utilizza ancora le arnie del nonno.

  • Quest'anno è stato estremamente difficile per le api slovene e Andreja non ha raccolto ancora nemmeno una goccia di miele.

Andreja è una dei 11.349 apicoltori e apicoltrici della Slovenia, che si prendono cura di circa 200.000 colonie di api. Il numero di api in Slovenia è in costante aumento e sta finalmente raggiungendo il suo massimo: i nutrienti naturali nell’ambiente sono limitati e un numero maggiore di insetti aumenterebbe il rischio di una più rapida trasmissione delle loro malattie. “Anni fa, gli esperti avevano stimato che il numero ottimale di colonie nel Paese fosse compreso tra 170.000 e 220.000, quindi siamo intorno al numero ottimale”, afferma Boštjan Noč, presidente dell’Organizzazione degli apicoltori e apicoltrici sloveni.

Agricoltura intensiva e uso di pesticidi

Tuttavia, poco più di dieci anni fa, la situazione non era così rosea. Nella primavera del 2011, il centro di comunicazione di Pomurje, una regione prevalentemente agricola nel nord-est della Slovenia, ricevette una notifica da diversз apicoltori e apicoltrici sulla morte di migliaia di colonie di api. Le analisi confermarono che la clotianidina, un’insetticida utilizzato per il trattamento delle sementi di mais, era responsabile di queste perdite. Poco dopo, il Ministero dell’Agricoltura emanò un regolamento che vietava l’uso della clotianidina e di altri neonicotinoidi, rendendo la Slovenia uno dei primi Paesi dell’UE ad adottare una misura del genere per proteggere le api. “Da allora non abbiamo più avuto simili stragi”, conferma Noč appoggiando la correttezza della decisione.

L’uso dei pesticidi è tra i tre principali fattori di declino degli impollinatori nella maggior parte del mondo, avverte l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura. Nel documento, intitolato “Proteggere gli impollinatori dai pesticidi – Urgente necessità d’azione”, la FAO descrive come l’eccessiva irrorazione e l’ingestione di polline e nettare contaminati possano provocare “la mortalità diretta degli insetti, ma anche effetti avversi sub-letali, come la compromissione del foraggiamento, la riduzione del successo nella riproduzione o la perturbazione dell’attitudine alla ricerca dell’alveare”, indicando le api come particolarmente vulnerabili. Le api e gli altri impollinatori svolgono un ruolo fondamentale nella nostra produzione alimentare: Il 75% delle colture che utilizziamo per l’alimentazione dipende dagli impollinatori. La Giornata mondiale delle api di quest’anno, celebrata il 20 maggio e dichiarata dalle Nazioni Unite su un’iniziativa della Slovenia giunta qualche anno fa, è stata quindi incentrata sulla promozione di una produzione agricola rispettosa degli impollinatori.

Se fossi un'ape, vorrei vivere in Slovenia.

Boštjan Noč è convinto che l’applicazione di fitofarmaci nella produzione alimentare sia in qualche misura necessaria, “ma devono essere usati secondo le istruzioni dei produttori, la sera, quando le api sono già negli alveari”. Secondo Noč, la chiave del successo sta nella sensibilizzazione e nella collaborazione tra apicoltori, apicoltrici, agricoltori, agricoltrici e tutte le altre persone che utilizzano dei fitofarmaci. Ritiene che la Slovenia sia riuscita a risolvere molto bene il problema. “Possiamo quindi essere un esempio per il mondo”, afferma il presidente con orgoglio.

Alla fine di ogni mese di marzo, con l’inizio della stagione di irrorazione, la sua Associazione e il Ministero dell’Agricoltura attuano una serie di misure rivolte alla popolazione e ai professionisti. Organizzano una campagna mediatica a livello nazionale, distribuiscono manifesti e informano tutti i negozi che vendono questi prodotti che devono avvisare i clienti e le cliente sul loro corretto utilizzo. La Camera dell’Agricoltura e delle Foreste informa il suo servizio di consulenza e gli utentз su come proteggere le api, utilizzando i pesticidi meno spesso e al mattino presto o alla sera tardi, quando le api non si trovano più tra la vegetazione.

Andreja afferma che i rapporti con i vicini e le vicine e gli agricoltori e agricoltrici sono esemplari. “Sono sempre statə molto attentə alle mie api, tranne uno. Ha sempre spruzzato i prodotti nel suo frutteto durante il giorno, quando le api andavano sui fiori”, ricorda. Quando lei si è rifiutata di dargli il miele, lui è rimasto sorpreso. “Gli dissi che il suo comportamento non solo avrebbe ucciso le api, ma lo avrebbe anche lasciato senza frutti, perché gli alberi sarebbero rimasti senza impollinazione”. Ha cambiato subito atteggiamento, conferma Andreja, aggiungendo che sempre più persone sono passate al giardinaggio e all’agricoltura ecologica dopo aver visitato il suo apiario e aver avuto un contatto diretto con gli animali. Noč descrive vividamente la situazione favorevole con queste parole: “Se fossi un’ape, vorrei vivere in Slovenia.”

  • Intorno all'apiario, Andreja e i suoi vicinз lasciano intenzionalmente l'erba incolta per permettere agli impollinatori di pascolare sulle piante in fiore.

  • Come sua madre, Andreja, e suoi nonni, Tjaša Stankovič è diventata apicoltrice.

Andreja Stankovič rappresenta la quinta generazione di apicoltori e apicoltrici nella sua famiglia. Ma è diventata apicoltrice da un giorno all’altro, quando era ancora una studentessa universitaria. “Quando mio padre morì improvvisamente, lasciò 50 colonie di api. Tutti volevano comprarle, ma io e mia madre abbiamo deciso di tenerle e di fare del nostro meglio per prendercene cura”, racconta. Nonostante il suo amore per gli animali e le conoscenze di base acquisite accompagnando il padre nella raccolta del miele, la sfida sembrava impossibile. “Sono stata fortunata che sia successo a novembre, così ho avuto tutto l’inverno per studiare. In primavera le api sono uscite dall’alveare e sono sopravvissute tutte”, così ricorda gli inizi della sua professione. All’epoca – era il 1982 – era la più giovane apicoltrice in circolazione.

Da allora, l’interesse dei giovani per l’apicoltura è aumentato notevolmente, conferma il presidente dell’Organizzazione degli apicoltori e apicoltrice slovenə. Negli ultimi anni, l’età media nel settore si è costantemente abbassata. Un trend che Boštjan Noč attribuisce al sistema unico nazionale di corsi di apicoltura, tenuti da associazioni regionali e comunali in apiari didattici, allestiti nelle immediate vicinanze delle scuole elementari. Secondo le informazioni di Noč, in Slovenia ci sono circa 200 club di apicoltura, il che significa che più di un quarto delle scuole elementari ha un alveare nel cortile. “L’interesse delle giovane persone è grande; ci sono 2.500 bambini e bambine che frequentano volontariamente questi corsi”, dice Noč.

Di madre in figlia

Andreja e sua figlia Tjaša Medreda Stankovič, anch’essa apicoltrice, hanno trasmesso le conoscenze alle nuove generazioni di Novo mesto, la loro città natale nel sud-est della Slovenia. Dato che le scuole della città non hanno apiari, i bambini e bambine imparano il ruolo e l’importanza delle api nel loro alveare, situato ai margini del bosco. Lì aiutano a raccogliere il miele, imparano come le api danzano per mostrare al resto dell’apiario dove il pascolo è ricco di polline, creano lavori artistici legati alle api e costruiscono piccoli rifugi per questi insetti, spiegano Andreja e Tjaša.

Da piccola, Tjaša accompagnava spesso sua madre a prendersi cura delle api. Per la ragazza erano come un animale da compagnia. Quindi un giorno decise di diventare anch’essa apicoltrice. Ormai, durante l’estate, Tjaša non studia organizza campi estivi, in cui almeno un giorno è dedicato alle api. “Quest’anno passeranno una notte nell’apiario. Quando i genitori verranno a prenderli il giorno dopo, i bambini e le bambine condivideranno con gli adultз le conoscenze appena acquisite”, spiega Tjaša con entusiasmo. “Imparano anche la considerazione e il rispetto. La maggior parte del cibo arriva sulla nostra tavola grazie agli impollinatori, quindi è importante insegnarlo”, dice Andreja guardando il ritratto dei suoi avi sulla parete.

  • Andreja Stankovič ha decorato l'interno dell'apiario con le foto dei suoi antenati.

Siccome l’apiario è un po’ lontano dalla città e sta diventando troppo affollato, Andreja e Tjaša ne stanno costruendo uno nuovo, più grande, proprio alla periferia di Novo mesto. Una volta terminato, non accoglierà solo i bambini e le bambine, ma tuttə coloro che sono interessatə alle api. Anche adesso, che è ancora in costruzione, la gente si ferma ogni giorno. “Di recente abbiamo ricevuto la visita degli studenti e delle studentesse dell’Università della Terza Età, mentre le persone con disabilità mentali e psichiche del centro di assistenza e lavoro locale vengono spesso a costruire i favi, a legarli o a raccogliere il miele”, racconta Andreja passeggiando per la sua proprietà.

Per le persone che desiderano impegnarsi in modo più professionale nell’apicoltura, l’Associazione di Noč offre numerosi workshop educativi e formativi. Secondo quanto afferma il suo presidente, ogni anno vengono organizzati almeno cinque corsi di apicoltura di 40 ore per principiantз, oltre a molti altri seminari specifici, come corsi sulla lotta naturale ai parassiti e corsi sull’apiterapia. “La maggior parte è gratuita”, aggiunge. Noč è convinto che nessun altro Paese al mondo abbia un sistema educativo così forte a tutti i livelli.

Cui, la gente non alleva le api per il miele, ma piuttosto per amore delle api.

Nonostante la grande popolarità dell’apicoltura nel Paese, la produzione di miele è invece molto bassa. I dati, forniti da Noč, confermano che mentre il numero di apicoltori e di api è in aumento, il numero di colonie per apicoltore o apicoltrice è in calo, il che suggerisce che l’apicoltura si stia trasformando in un hobby, dove il profitto derivante dalla vendita del miele è meno importante. Secondo i dati forniti da Boštjan Noč, l’apicoltore sloveno medio possiede 17 colonie di api, con le quali produce 15 kg di miele per alveare in una buona stagione, mentre in alcuni altri Paesi questo numero può salire fino a 150 kg. Andreja rassicura che cui, la gente non alleva le api per il miele, ma piuttosto per amore delle api. Tuttavia, la popolazione trae altri benefici da questi insetti ronzanti.

Appena entrata nell’apiario, Tjaša prende una maschera di plastica collegata agli alveari con un tubo, se la mette in bocca e si sdraia sul letto. Da un lato può vedere il verde del prato e della foresta, dall’altro le api danzano instancabilmente dietro la parete di vetro. Sotto di lei, il ronzio delle operaie che emette vibrazioni rilassanti. “Sono stata un po’ malata per un’infezione polmonare, quindi avevo proprio bisogno di inalare un po’ di questi aerosol curativi”, spiega. Tjaša ha completato un corso di apicoltura e un corso di massaggio classico e si sta preparando per ottenere un certificato di qualifica professionale nazionale come apiterapeuta.

  • Andreja ha collocato nell'apiario un letto sopra le arnie, sul quale si può riposare ascoltando il ronzio delle api e godendo della vista della natura circostante.

  • Tjaša ha curato la sua infezione polmonare inalando aria ricca di polline e altre sostanze che le api raccolgono in natura e mescolano nell'alveare.

  • Anche le persone con altri problemi di salute, come asma e allergie, sono le benvenute nell'apiario.

L’apiterapia è un’antica pratica di utilizzo dei prodotti delle api a scopo curativo, che tutti noi mettiamo in pratica consumando miele, propoli e pappa reale. Recentemente, in Slovenia si stanno diffondendo altri tipi di apiterapia: l’inalazione di aria ricca di polline e di altre sostanze che le api raccolgono in natura e mescolano nell’alveare, lo stare sdraiati su un letto sopra le arnie, la terapia con le punture d’ape e il massaggio con il miele. Secondo le apicoltrici, queste pratiche non favoriscono solo la salute fisica ma anche quella mentale.

Prima non si chiamava apiterapia, ma gli effetti erano gli stessi.

L’apiario tradizionale sloveno, un edificio indipendente in legno in cui le arnie sono conservate sotto il tetto e che è abbastanza grande da permettere all’apicoltore o all’apicoltrice di entrare, è particolarmente adatto a questo tipo di terapia. Andreja ricorda che anni fa suo nonno aveva fatto mettere un divano nell’apiario, dove era solito rilassarsi dopo la messa domenicale. “Allora non si chiamava apiterapia, ma gli effetti erano gli stessi”. Nei decenni successivi, gli apicoltori e le apicoltrici insieme ad Andreja hanno modernizzato l’interno dell’apiario, rendendolo più efficace, confortevole e accessibile ad altrз visitatorз.

Andreja ha costruito il suo apiario con l’aiuto di fondi dell’Unione Europea. Il progetto biennale che ha unito Andreja, l’associazione di apicoltori locali e la scuola di agraria di Novo mesto è costato circa 65.000 euro, di cui circa l’85% è stato finanziato dal Fondo agricolo per lo sviluppo rurale dell’UE, nell’ambito di un progetto del programma LEADER. Grazie a questo sostegno, Andreja ha progettato il suo alveare in modo tale che il maggior numero possibile di persone potesse trarne beneficio in modi diversi. Oltre alla costruzione dell’apiario, il gruppo ha organizzato laboratori sull’apiterapia per apicoltori e personale delle strutture termali, una giornata di storia naturale per bambini e bamine, laboratori sulla preparazione di piatti a base di miele per le scuole di ristorazione e turismo. Poi, sono stati stampati volantini e cartoline per la promozione dell’apiterapia e promosse altre attività per la popolazione in generale. La costruzione in legno è una casa per le api, lì i bambinз imparano l’importanza degli impollinatori, le persone con asma e allergie curano i problemi respiratori con l’aromaterapia e le inalazioni, mentre altrз visitatorз vengono per un massaggio con il miele.

Piantare per le api

A volte gli effetti della natura prevalgono su tutti gli sforzi umani. Andreja Stankovič e Boštjan Noč concordano sul fatto che quest’anno sia stato molto duro per le api. Le piogge costanti di aprile e di quasi tutto maggio hanno spazzato via tutto il polline, lasciando gli animali affamati. “In oltre 40 anni di carriera apistica, non c’era mai stato un solo anno in cui non avevamo raccolto il miele entro giugno almeno una volta”, spiega Andreja, illustrando la gravità della situazione. Quest’anno non ne ha raccolto ancora nemmeno una goccia.

Per Noč, il cambiamento climatico, con improvvise intrusioni di aria fredda e lunghi periodi di pioggia, rappresenta la minaccia maggiore per le api. Gli scienziatз sostengono che aumentare la varietà delle colture e la conservazione degli habitat sia un modo per promuovere la biodiversità e mitigare il cambiamento climatico. In pratica, questo significa piantare piante da miele e mantenere i campi e i pascoli in fiore.

Aprile è il mese in cui i prati in Slovenia diventano gialli. I fiori della colza, utilizzata per produrre olio, rinvigoriscono il paesaggio, che si risveglia lentamente dopo un lungo e grigio inverno. Nei mesi successivi, il mais, l’orzo, il grano, l’avena e la segale offrono interminabili scorci di verde. Tuttavia, ad agosto, quando la maggior parte delle colture è stata raccolta, i campi tornano a essere vuoti, marroni e privi di vita, lasciando poco pascolo per gli impollinatori. Per cambiare questa situazione, nel 2014 l’Associazione degli apicoltori e delle apicoltrici slovenз, insieme a molti partner del settore agricolo, ha lanciato il progetto Kar sejemo, to žanjemo (Ciò che seminiamo è ciò che raccogliamo), che ha promosso la semina di tipi di grano saraceno utili per la produzione di miele, una pianta locale poco esigente che cresce bene su terreni sterili, è resistente alla siccità e non richiede l’uso di pesticidi. La semina del grano saraceno va a vantaggio sia delle api, che ne traggono nutrimento, sia degli agricoltori, che possono guadagnare denaro extra con questa coltura”, insiste Noč.

  • L'apiario è situato ai margini del bosco, in un immenso prato.

Ora, in agosto, tappeti di piccoli fiori bianchi attirano nuovamente le api che producono un miele di grano saraceno scuro, aromatico e molto apprezzato. Secondo i dati dell’Ufficio statistico della Repubblica di Slovenia, la superficie coltivata a grano saraceno nel Paese è più che raddoppiata tra il 2014 e il 2022. Sebbene la sua attività principale non sia l’agricoltura, Andreja si è unita al movimento e ha piantato grano saraceno nel 2014. Quest’anno farà lo stesso.

La strada che porta al vecchio alveare attraversa un bosco, poi termina improvvisamente davanti all’immenso prato. Guidare diventa difficile, perché l’erba arriva almeno a metà dell’auto. Andreja, i suoi vicini e le sue vicine lasciano intenzionalmente l’erba incolta, in modo che gli impollinatori possano pascolare sulle piante in fiore. Insieme ad altri apicoltori e apicoltrici, ha sollecitato gli agricoltori e le agricoltrici a tagliare i prati in ritardo, quando i fiori sono già sbocciati. Alcuni comuni sloveni hanno già risposto a questi appelli tagliando meno spesso le aree pubbliche. Anche l’Unione Europea ha affrontato il problema sovvenzionando gli agricoltori e le agricoltrici per il raccolto tardivo.

  • Accanto all'alveare più grande, Andreja ha piantato fiori melliferi, che forniranno cibo alle api per la maggior parte dell'anno.

  • Accanto all'alveare più grande, Andreja ha piantato fiori melliferi, che forniranno cibo alle api per la maggior parte dell'anno.

  • Accanto all'alveare più grande, Andreja ha piantato fiori melliferi, che forniranno cibo alle api per la maggior parte dell'anno.

Andreja ha creato un’oasi verde appena fuori dal nuovo apiario, che ha affettuosamente chiamato “Il giardino del miele”. Mentre cammina lentamente tra centinaia di piante, accarezza con delicatezza le foglie e i fiori colorati che attirano api, farfalle e altri insetti. Alcune piante sono già in piena fioritura, mentre altre stanno appena formando i boccioli. Molte di esse sono medicinali, altre sono anche velenose, ma tutte fioriscono abbondantemente in stagioni diverse, fornendo alle api un ricco pascolo per la maggior parte dell’anno.

Mentre spiega l’effetto curativo dei singoli fiori, scherzosamente avvolge un rumoroso bombo in un enorme fiore viola e dopo pochi secondi lo libera. “Il giardino non attira solo gli impollinatori, ma anche le persone che si fermano durante le escursioni lungo il vicino fiume Krka”, dice. Durante gli incontri con i passanti, che scattano foto e ammirano la ricchezza di colori e profumi, Andreja dice sempre loro: “Anche se avete solo un piccolo balcone, dovreste piantare piante da miele per le api”. Da parte sua, continuerà a costruire il suo nuovo apiario, a piantare fiori medicinali e a prendersi cura delle api, con lo stesso ottimismo e la stessa gioia.

 

This story is part of the YOUTHopia campaign, a journalistic project shedding new lights on the EU Cohesion Policy.

Connecting the dots

LIFE Lynx project coordinator:

Rok Černe

Il ritorno della lince

Dopo che le linci le avevano abbandonate, le foreste delle Alpi Dinariche sono tornate ad essere abitate da questi felini. Questi esemplari sono stati reintrodotti dal programma LIFE Lynx, al quale collaborano operatori slovacchi, croati e italiani, oltre che della Romania e della Slovacchia, Paesi d’origine di questi animali. Dato che il progetto terminerà tra un anno, Rok Černe, coordinatore del progetto, fa il punto della situazione.

ereb:  Perché avete deciso di concentrarvi su questo animale e non su un’altra specie?

All’inizio del XX°↓secolo, la popolazione di linci nelle Alpi Dinariche si era estinta a causa della perdita degli habitat, della mancanza di specie da predare e della caccia eccessiva. Nel 1973, la lince è stata reintrodotta con successo da cacciatori e forestali che hanno trasferito 6 linci dalla Slovacchia alla Slovenia. Il loro obiettivo era quello di riportare in vita un animale che un tempo faceva parte di queste foreste. Tuttavia, all’epoca non era protetto e la caccia era consentita. Gli animali si sono poi espansi anche nei Paesi vicini (Croazia, Bosnia-Erzegovina, Italia e Austria), ma purtroppo, dopo qualche decennio, la popolazione ha iniziato a diminuire, soprattutto a causa del deterioramento genetico (inbreeding). Prima dell’inizio del progetto LIFE Lynx, le analisi genetiche hanno dimostrato che probabilmente mancavano pochi anni al crollo completo della popolazione.

ereb: Come avete proceduto per evitare l’estinzione?

Nell’ambito del progetto, 18 linci sono state catturate in Romania e Slovacchia e traslocate in Slovenia e Croazia, dove sono state rilasciate in natura. Tutte sono dotate di collari telemetrici, che ci permettono di monitorare da vicino il loro inserimento nella popolazione. Anche con l’aiuto delle fototrappole, sono state rivelate alcune storie di linci molto interessanti.

ereb: Quali?

La lince rumena Goru è stata la prima lince trasferita in Slovenia e dopo il suo rilascio abbiamo potuto confermare che ha avuto almeno tre cucciolate con una femmina locale, Teja. Abbiamo potuto monitorare da vicino i loro incontri durante la stagione degli accoppiamenti, perché entrambi indossavano il collare. Consideriamo Goru una delle linci ricollocate con maggior successo, poiché ha svolto il suo ruolo – trasferendo geni sani alla popolazione di linci delle Alpi Dinariche.

Un’altra storia interessante riguarda le Alpi; cinque animali sono stati trasferiti in quest’area nel 2021 e tutti si sono stabiliti segnando il loro territorio. La femmina di lince Julija ha avuto tre cuccioli maschi nel 2022 e siamo stati in grado di dotarli tutti di collari telemetrici: è la prima volta che tutti i cuccioli di una stessa cucciolata vengono monitorati con la telemetria, il che ci mostrerà come e dove stabiliranno i propri territori. Uno degli obiettivi del progetto è la creazione di una popolazione di base nelle Alpi e queste giovani linci sono i primi passi verso la realizzazione di questo obiettivo.

ereb: Questo programma si basa sulla collaborazione tra cinque Paesi, ma anche con i cacciatori che in passato uccidevano le linci.

Sì, per un rafforzamento e una conservazione di successo della lince, le principali parti interessate sono coinvolte nel processo, in particolare le comunità locali e i cacciatori, il nostro gruppo chiave. Abbiamo collaborato con loro in diverse attività del progetto (cattura con telecamere, telemetria, rilascio di linci…). In questo modo siamo riusciti a mantenere alto il loro sostegno alla conservazione della lince.

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