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Vite e scatole

22/04/2024

Berlino, 10 aprile
È stato un amico a suggerirmi di lavorare come traslocatore. E dopo dieci anni di lavoro in questo settore posso dire che è stato un buon consiglio. Amo il mio lavoro perché ogni giorno è diverso: nuovi quartieri, nuove persone, nuove conversazioni e nuove case. Non è mai noioso.

A volte ɜ clienti ci chiedono di spostare solo qualche scatola da un appartamento all’altro. Altre volte ci consegnano le chiavi e ci chiedono di imballare e sgomberare l’intera casa. Finiamo per vedere molto nella vita delle persone. Soprattutto quando una coppia si separa e unɜ dei due partner deve trasferirsi. Spesso capita che si rincontrino per la prima volta in queste situazioni, e allora lì iniziano i litigi. In questi casi, dico sempre: “Diamo loro 20 minuti per calmarsi!”.

Nel mio caso, l’intero processo del trasloco è avvenuto molto rapidamente. Non avevamo molti effetti personali, quindi avevamo poco da impacchettare. Sono cresciuto in Bielorussia. Mio padre era di stanza lì con l’esercito durante l’epoca sovietica. Nel 1996, quando ero appena maggiorenne, siamo arrivati a Berlino. Abbiamo ottenuto un permesso d’ingresso e un passaporto tedesco.

Sono un cosiddetto russo di origine tedesca. Nel 1762, la zarina Caterina la Grande salì al trono russo e invitò lɜ abitanti dei principati tedeschi dispostɜ a emigrare a stabilirsi in Russia per andare a coltivare la terra. L’offerta comprendeva la proprietà terriera, l’assistenza finanziaria, la libertà fiscale e religiosa, l’esenzione dal servizio militare e il diritto di stabilire i propri apparati amministrativi. Questɜ immigratɜ vennero chiamatɜ “tedeschɜ del Volga” perché si stabilirono nella regione del Volga, sulle catene montuose e sulle rive del medio Volga. Per 140 anni le persone continuarono a emigrare dai territori tedeschi verso l’Impero russo.

Durante il XIX° secolo, ɜ tedeschɜ del Volga godettero di alcuni privilegi sotto il governo dello zar. Tuttavia, lo zar Alessandro II abolì la maggior parte di questi privilegi. Negli anni Venti, sotto il regime staliniano, ɜ tedeschɜ del Volga furono perseguitatɜ per la prima volta. Nel 1941, durante la Seconda guerra mondiale, dopo che l’esercito tedesco invase l’Unione Sovietica, ɜ tedeschɜ del Volga furono dichiarati spie e collaborazionistɜ a tutti gli effetti. Furono privatɜ dei loro diritti e non fu loro permesso di parlare la loro lingua madre, di mantenere le loro tradizioni, di lasciare le loro case o di emigrare. Alcunɜ furono anche portatɜ in prigionia insieme ai soldati tedeschi, come mio nonno.

Durante la guerra, mio nonno venne in Russia come soldato tedesco. Mentre era in prigione, si finse un tedesco del Volga perché temeva di tornare in Germania. Dopo la fine della Seconda guerra mondiale, ɜ tedeschɜ del Volga erano ancora consideratɜ nemicɜ nel loro stesso Paese. Nonostante sperasse nella libertà, mio nonno fu condannato a dieci anni di reclusione in un campo di lavoro in Siberia. Dopo essere stato rilasciato, andò in Ucraina e poi in Kazakistan, come uomo libero.

Dalla metà degli anni Ottanta, oltre 2,3 milioni di “Spätaussiedler” russo-tedeschɜ dell’ex Unione Sovietica sono emigratɜ in Germania, compresa la mia famiglia. Oggi ɜ russɜ di origine tedesca sono una delle più grandi comunità immigrate in Germania. Chi di noi poteva dimostrare la propria “etnia tedesca” aveva diritto a richiedere un passaporto tedesco per legge. Sebbene avessimo perso la lingua tedesca, noi russɜ di origine tedesca eravamo ancora identificabili come tedeschɜ grazie ai nostri nomi e alla nazionalità indicata nei nostri passaporti nazionali. Queste leggi vennero istituite nel dopoguerra per facilitare l’ammissione e la naturalizzazione di oltre dodici milioni di persone  provenienti dai territori orientali della Germania e dall’Europa orientale.

Qualche tempo fa, ho deciso di promuovere la mia attività pubblicizzando il fatto che sappiamo parlare russo, con l’intento di attirare clienti dall’Europa orientale. Tuttavia, non sembra aver avuto alcun effetto. In Germania vengono da me persone di ogni estrazione sociale, dalle coppie di anzianɜ allɜ studentɜ. Non si spostano ogni mese, ma si rivolgono a noi ogni due o tre anni.

Da quando mi sono trasferito in Germania, sono stato in Bielorussia due volte. Ho dovuto scegliere tra il passaporto bielorusso e quello tedesco e ho tenuto quello tedesco. Tutta la mia famiglia vive in questo Paese. E mi piace Berlino. Qui mi sento a casa. Ogni giorno aiuto le persone a traslocare, ma da quando vivo qui non riesco a immaginare una vita altrove.

Valerius

Valerius è il proprietario di una ditta di traslochi. È nato in Bielorussia, ma è arrivato in Germania all’età di 18 anni come Spätaussiedler, ovvero come emigrante tedesco rientrato in Germania molto tempo dopo rispetto a quando la sua famiglia aveva lasciato il Paese.

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