window.dataLayer = window.dataLayer || []; function gtag(){dataLayer.push(arguments);} gtag('js', new Date()); gtag('config', 'G-XZCLKHW56X'); Dalla disobbedienza civile al Parlamento - Ereb

Dalla disobbedienza civile al Parlamento

10/04/2024

Dortmund, 27 marzo
So da sempre che stiamo andando verso una crisi climatica, lo so fin da quando ero bambina. Per molto tempo, però, non me ne sono preoccupata. Facevo parte della generazione no-future, e visto che per noi un futuro non ci sarebbe comunque stato, perché avrei dovuto agire?

Poi è nato il mio primo figlio, è una cosa che ti cambia. Dopo ne è arrivato un secondo. Come madre, sapevo di dover dare loro un po’ di speranza. La crisi climatica sta minacciando le loro vite, quindi devo cambiare qualcosa. È questo che mi spinge. Lo devo a loro, perché 40 anni fa avrei potuto essere in strada con il mio cartello.

Alla fine del 2022, mi sono imbattuta nel gruppo berlinese di Letzte Generation (Ultima Generazione, un’alleanza di attivistɜ per il clima, attivɜ soprattutto in Germania, Italia e Austria, ndr). Hanno iniziato con uno sciopero della fame prima delle elezioni federali tedesche del 2021. Nel corso del tempo, hanno organizzato sempre più azioni di disobbedienza civile, come l’occupazione degli aeroporti, il lancio di cibo sui quadri e, naturalmente, i blocchi stradali. Lɜ attivistɜ si sono persino incollatɜ alle strade per attirare l’attenzione sull’emergenza climatica.

A Natale del 2022 ho deciso di unirmi a loro. Ho richiesto i documenti necessari per l’iscrizione e ho detto a mio marito che la nostra vita sarebbe cambiata a partire dal gennaio 2023. Il movimento si è lentamente diffuso in tutta la Germania, e quando è stato organizzato un blocco stradale a Dortmund ho capito che dovevo agire nella mia città. Naturalmente ero spaventata e nervosa, prima di questa prima volta, sapendo di dovermi incollare alla strada. La protesta è stata caotica e non è andata secondo i piani, ma ha attirato l’attenzione di un giornale, che mi ha pubblicata in prima pagina. Mi sono sentita orgogliosa di aver agito.

Dopo 16 campagne come questa, mi sento ancora nervosa e spaventata quando partecipo ai blocchi stradali. Spero che tuttɜ siano gentili e che nessunə diventi violentə. Ma una volta incollata alla strada, mi rilasso completamente. A quel punto non posso far più nulla per la situazione, non è più nelle mie mani.

Dopo la prima protesta, mi aspettavo che ɜ miɜ amicɜ mostrassero sostegno e si offrissero di aiutare il movimento, ma solo una persona mi ha chiesto in quale maniera potesse essere coinvolta. Ancora oggi, devo spesso giustificarmi con lɜ amicɜ e a volte non è facile sopportare le battute e le critiche. Molte persone esitano a partecipare perché non vogliono incollarsi alla strada. Ma ci sono altri modi per contribuire, come inviare lettere, fare lavoro di PR o aiutare in cucina.

Purtroppo, moltɜ di coloro che si uniscono al movimento finiscono in tribunale, proprio come è successo a me. Non sono stata accusata di disobbedienza civile in sé, ma per le conseguenze che ne sono derivate, come il blocco del traffico, i danni alla proprietà o la resistenza all’autorità statale. Nella maggior parte dei casi lɜ attivistɜ sono statɜ sanzionatɜ, ma alcunɜ hanno ricevuto anche pene detentive.

Affrontare un processo è costoso e richiede tempo. Può essere estenuante difendersi e affrontare emotivamente la situazione. È come allenarsi per un nuovo lavoro. Perciò penso che se vogliamo far crescere il movimento e renderlo più forte, dobbiamo trovare modi diversi per essere coinvoltɜ ed essere apertɜ verso cose nuove.

A marzo abbiamo lanciato una nuova strategia. Abbiamo deciso, tra le altre cose, di entrare in politica e dare una scossa al Parlamento europeo. Abbiamo bisogno di europarlamentari che possano essere portavoce dellɜ attivistɜ. In sei ore dal momento dell’annuncio abbiamo raccolto 50.000 euro di donazioni: questo sì che mi ha dato la carica! Ora la Commissione Elettorale Federale deve verificare se possiamo essere ammessi alle elezioni come gruppo. A quel punto, se avremo raccolto almeno 250.000 voti, a giugno potremmo entrare in Parlamento!

Non tuttɜ all’interno del movimento erano d’accordo con questa recente decisione, e alcunɜ si sono arrabbiatɜ. Il motivo per cui abbiamo iniziato a protestare è stata la mancanza di azione da parte della politica. Inizialmente volevamo evitare del tutto la politica, perché ci sembrava uno sforzo inutile. Eravamo già passatɜ per quella strada. Ero convinta che tutto si sarebbe risolto votando per i Verdi. Dopotutto sono nati da un movimento ambientalista, anche loro si incatenavano agli alberi, ma alla fine sono diventati parte del sistema, il che è piuttosto esasperante. Tuttavia, credo che dobbiamo prendere parte alla democrazia.

Prima la gente suggeriva a Letzte Generation di entrare nel mondo della politica, altrimenti la politica non avrebbe mai parlato con noi. Ora stiamo facendo proprio questo, il che mi diverte molto. Facciamo quello che ci viene chiesto sempre, ma lo facciamo a modo nostro! E se non funziona, possiamo dire alla fine di averci quantomeno provato.

Nemmeno la politica è il nostro obiettivo principale: si tratta di provare cose nuove. Portiamo avanti diversi programmi in parallelo, come assemblee di disobbedienti nelle strade o azioni rivolte alle grandi aziende, che sono fondamentalmente responsabili dell’inquinamento climatico. Sono tutti esperimenti e non sappiamo cosa funzionerà alla fine, ma dobbiamo restare in gioco.

Sylvia

Sylvia, falegname di 49 anni, vive a Dortmund con i suoi due figli. Un anno fa si è unita a Letzte Generation (Ultima Generazione). Il gruppo di protesta, noto per gli scioperi della fame, il lancio di purè di patate sui dipinti nei musei o per le azioni dellɜ attivistɜ incollatɜ per strada, ha recentemente annunciato la volontà di candidarsi alle elezioni europee.

Rimani aggiornata/o, iscriviti alla nostra newsletter

Iscriviti